Il guerriero

Quando sono rimasta incinta la prima volta, un girino microscopico ha catalizzato in un istante l’amore più grande che io potessi mai immaginare. La Bubi mi ha stregato talmente, che temevo non restasse più niente per un secondogenito. E invece ho scoperto che l’amore è illimitato. Il Bubino non ha dovuto farsi spazio. L’amore si è semplicemente moltiplicato, senza grossi sforzi. Una specie di miracolo evangelico.

Pensavo fosse tutto legato ai legami atavici, una questione di genetica. E’ un rapporto assolutamente carnale, quasi animalesco, che ho costruito nel tempo. Iniziando ad allattarli al seno, a baciarli, accarezzarli e annusarli come una gatta con i suoi cuccioli, pronta a ringhiare per proteggerli.

 

Pensavo fosse genetica.

 

Ma poi è arrivato lui. Un piccolo guerriero dagli occhi neri.

Con la sua andatura barcollante, incerta sulle gambette magre.

Con i suoi riccioli perfetti, che sembrano disegnati a mano e solo se ne tiri uno ti accorgi di quanto sono lunghi.

Con la sua pelle levigata, le sue ciglia girate all’insù, il suo sguardo curioso ed allegro.

E con la sua storia. Piena di dignità. E di forza. E di fegato.

Non è nemmeno figlio mio, io sono solo la zia, la zia zitella innamorata. Mi sono sentita le lacrime salire dal petto fino agli occhi. Mi sono ritrovata commossa, affascinata, senza contegno. Mi sono scoperta ad annusarlo sul collo, a scoprire quei profumini che hanno anche i miei Bubini. Una mamma gatta, anche con lui.

No, la genetica non c’entra.

 

Figurarsi se c’entra il colore della pelle.

Qualcosa è cambiato

C’è qualcosa di diverso in me.

Senza aver cambiato taglio di capelli. Senza essere dimagrita di un grammo. Senza aver dilapidato la liquidazione in shopping selvaggio.

Mi sento fichissima.

Faccio cose fichissime.

Vedo gente fichissima.

Averlo saputo prima che bastava cambiare lavoro.

Quando la maestra sentenzia

“Non abbiamo convocato tutti i genitori per i colloqui individuali, solo alcuni casi che ci sembravano particolari. E la Bubi è in effetti un caso particolare. Direi problematico.”

“Proble… cosa?!?!”

“Signora, si renderà conto anche lei che la bambina ha subito un grosso cambiamento ultimamente. E’ evidente che sta succedendo qualcosa in famiglia. Immagino che voi siate molto impegnati sul lavoro e questo sulla bambina si vede.”

“In che modo scusi?”

“E’ chiaro che alla bambina non sono imposte delle regole chiare a casa e quindi tende a non rispettarle nemmeno a scuola. A voi genitori chiediamo sempre un certo rigore, altrimenti il nostro lavoro in classe non serve a niente. La Bubi si vede che è abituata a fare un po’ ciò che vuole, senza alcun tipo di limitazione. E’ piuttosto evidente che uno o entrambi i genitori sono piuttosto lassisti per esempio sul mangiare e sul dormire. Mi dica la verità: la bambina non mangia verdure, vero? e dorme spesso con voi nel lettone, vero?”

“Ehm…”

“E poi, senta, glielo devo dire chiaramente. E’ palese che la bambina passa troppe ore davanti alla televisione. Mi rendo conto che quando si è molto impegnati sul lavoro, la tv può essere una buona baby sitter per un po’ di relax. Ma non possiamo fare passare a questi bambini ore davanti ai cartoni. La Bubi ha manifesti deficit di attenzione e manca di vivacità e di interesse verso le attività che proponiamo.”

“Gulp…”

“E poi quelle allergie… come potete continuare a far finta che la bambina stia bene? Non avete sentito degli specialisti, degli omeopati, dei santoni? Signora, senta, parliamoci chiaro. Ad un certo punto una madre deve fare una scelta. O il lavoro o i bambini. Salvare capra e cavoli non si può. Non è possibile.”

“Beh, io…”

“Si vede che lei ha un marito eccezionale, ma uomo non può sopperire a tutte le mancanze della moglie. E’ evidente che è lei l’anello debole della famiglia. E senta, scusi se glielo chiedo così a bruciapelo, ma da quanto non fate l’amore voi due?”

A quel punto mi sono svegliata di soprassalto.

Una maestra che ti snocciola ad una ad una tutte le tue paranoie o è una strega o è il tuo subconscio che parla nel sonno.

Meno male che era il secondo.

Saggezze Bubine

Diverso tempo fa, in un momento di particolare sconforto, la Bubi mi diede il consiglio che trovate qui.

Con la celerità che mi contraddistingue, a distanza di oltre un anno finalmente ho trovato la forza di seguirlo.

E, gente, accidenti se aveva ragione.

Chi ci consola

“Amore, ti devo dire una cosa importante.”

“…”

“Se mi vedi triste in questi giorni, è perché la nonna bis si è sentita male, si è addormentata e non si è più svegliata”.

“E’ morta?”

“Sì, Bubi.”

“Succede così quando si diventa vecchi vecchi, mamma. A un certo punto si muore.”

“Hai ragione, amore, ma fa tanto male.”

“Eh, ma non si può mica vivere per sempre.”

Mi aspettavo di dover essere io a consolarla. A dover cercare le parole per spiegarle certe cose. Il come e il perché. E invece è successo l’esatto opposto. E’ stata una bambina di 4 anni a confortare me.

Che ci crediate o no, mi sono sentita molto meglio.

Mia nonna Catin è mancata improvvisamente. Sul web c’è. E se volete trovate la sua testimonianza qui.

Di ritorno

Ieri sera. Ore 22.00

Entro di soppiatto in camera. Scorgo il Papais e la Bubi insieme del lettone. Gli occhi chiusi. Mi avvicino per lasciarle un piccolo bacio sulla fronte. Un guizzo nello sguardo e un sorriso.

Mi stava aspettando. Sveglia.

Per raccontarmi come una macchinetta tutto quello che è successo in questi quattro giorni che sono stata via.

Per accarezzarmi il braccio.

Per baciarmi all’infinito.

Per fissarmi con quell’azzurro felice negli occhi che mi fa salire un groppo alla gola.

Ore 4.00

Il Bubino chiama piano: “Papà”.

Mi scapicollo in cameretta e lui è seduto sul lettino, buono buono.

“Bubino, sono io”.

Si alza di scatto. Mi butta le braccine al collo.

Mi stringe forte.

Si è reso conto anche lui che sono tornata.

Passiamo le successive due ore abbracciati. Dormicchiando tra un bacio e l’altro.

Sono stati bravissimi in questi quattro giorni.

Più bravi che mai.

E’ davvero rilassante scoprire che se la cavano alla grande anche senza di me.

Ma se al rientro mi avessero accolto come se niente fosse sarebbe stata dura.

Sono sempre la mamma, eh?

Rispetto per le bambine

E’ che a me queste cose qui mi fanno incazzare.

Ma di brutto brutto brutto.

Come i concorsi di bellezza per bambine. Come le scarpe con i tacchi per bambine. Come le Barbie in guepiére e tanga.

Sì, vestiamole da escort a quattro anni. Compriamogli le Barbie-battone. Costringiamole a credere che “giocare a fare le donne grandi” voglia dire solo truccarsi, taccazzarsi, scosciarsi.

Vedrete che bella generazione verrà fuori.

E’ per questo che io adoro quando mia figlia si guarda Mulan 1 e Mulan 2 e canta a squarciagola: “La libertà è che vorrei più libertà nella mia vita, tranquillità di scegliere, tutto qua” (se volete guardatevelo qui).

E’ per questo che me la mangerei quando sentenzia: “Che noia le principesse, non hanno mai niente da fare, pensano solo a farsi belle. Non è mica una cosa interessante!”.

E’ per questo che la osservo compiaciuta quando gioca con la sua “banda” di amiche e vanno a caccia di mostri anziché scimmiottare le Winx.

E’ per questo però che ho anche paura.

Paura perché anche la Bubi sarà bombardata.

Perché là fuori non c’è solo Mulan.

E ho un bel dire che io le sto dando gli strumenti per capire e per scegliere.

Chissà se basterà.

Lo spero tanto.

Restauri pasquali

Mamma Giulia e la Bubi. Faccia contro faccia. Davanti allo specchio.

Mamma Giulia, con tono speranzoso: “Bubi, che ne pensi? Ci assomigliamo un pochino io e te?”

La Bubi, scettica: “Sì, abbiamo i denti uguali”.

Pausa.

“Però io li ho bianchi e tu li hai gialli”.

 

Qualche giorno dopo, prima di andare a letto.

Mamma Giulia, previdente: “Bubi, smettila di grattarti così, poi ti vengono le cicatrici”

“Cosa sono le cicatrici?”

“Guarda ne ho una qui, sul polpaccio. Mi ero fatta male e mi è rimasto questo segno. Vedi? Non è molto bello”.

La Bubi, sicura: “Ah, ho capito. Non devo grattarmi perché altrimenti mi vengono le gambe vecchie e brutte come le tue”.

 

Ora capirete perché Mamma Giulia, notoriamente piuttosto trascurata, in una settimana ha prenotato dentista ed estetista. E visto che ci siamo anche parrucchiere. Non si sa mai.

Ti rendi conto

 Ti rendi conto che sono cresciuti quando si intrattengono tra di loro senza bisogno di te. Anzi, a volte sembra quasi che la tua presenza li infastidisca.

“Vai via, mamma, sto leggendo io al Bubino”.

“Vai via, mamma, ci siamo già messi d’accordo”.

 Ti rendi conto che sono cresciuti quando hanno il loro giro di amici con cui condividono routine e segreti. Un mondo da cui tu sei esclusa. Si salutano tra loro come navigati adolescenti. Ridacchiano e si sussurrano frasi all’orecchio. Si scambiano commenti sui vestiti.

L’altro giorno ho sentito il Bubino mostrare tutto fiero la maglietta al suo amico Mathias e dire: “Hai visto che bello che sono oggi?”.

 Ti rendi conto che sono cresciuti quando se ne stanno dalla vicina per oltre un’ora senza che tu riceva alcun segnale di allarme.

Era solo un anno fa che la Bubi si è fatta accompagnare fino al supermercato in lacrime, perché dalla vicina proprio non ci voleva restare. A quel tempo la vicina era la Féscion e suo figlio era l’Armato. Diciamo che aveva i suoi buoni motivi. Questa volta c’è Camilla, vulcanica e coinvolgente, e la sua mamma Anna, 40 kg di energia pura. Farsi allegramente i cavoli propri mentre i figli giocano sereni al piano di sotto davvero non ha prezzo.

 Ti rendi conto che sono cresciuti quando finiscono per assomigliare agli adulti. Per le cose peggiori. Tipo la fiatella del mattino. O la flatulenza sotto le coperte.

 Ti rendi conto che sono cresciuti quando ti sembra finalmente di avere l’energia e la forza di rimetterti in gioco. Anche fuori dalla famiglia.

E questa è cosa buona e giusta.

La difficile arte dello sdrammatizzo

“Oggi la Vale si è arrabbiata.”

“Perché?”

“L’avevo spinta. Ma per sbaglio, eh? Gliel’ho detto che non avevo fatto apposta, ma lei continuava a piangere.”

“E allora?”

“Allora le ho raccontato dei piedi del Papais che puzzano. E le è passata.”

Risolvere i conflitti facendoci sopra una risata. Ottima tecnica. La Bubi la applica anche con il Bubino, a volte.

Se lui se la prende per una cosa, si mette a saltellare davanti a lui come un folletto facendo facce buffe. Impossibile resistere. E infatti il Bubino ride e tutto finisce lì.

Peccato che abbiamo dei pessimi esempi di barzellettieri in politica. Perché forse lo sdrammatizzo sarebbe un ottimo metodo anche per gli adulti.