Il guerriero

Quando sono rimasta incinta la prima volta, un girino microscopico ha catalizzato in un istante l’amore più grande che io potessi mai immaginare. La Bubi mi ha stregato talmente, che temevo non restasse più niente per un secondogenito. E invece ho scoperto che l’amore è illimitato. Il Bubino non ha dovuto farsi spazio. L’amore si è semplicemente moltiplicato, senza grossi sforzi. Una specie di miracolo evangelico.

Pensavo fosse tutto legato ai legami atavici, una questione di genetica. E’ un rapporto assolutamente carnale, quasi animalesco, che ho costruito nel tempo. Iniziando ad allattarli al seno, a baciarli, accarezzarli e annusarli come una gatta con i suoi cuccioli, pronta a ringhiare per proteggerli.

 

Pensavo fosse genetica.

 

Ma poi è arrivato lui. Un piccolo guerriero dagli occhi neri.

Con la sua andatura barcollante, incerta sulle gambette magre.

Con i suoi riccioli perfetti, che sembrano disegnati a mano e solo se ne tiri uno ti accorgi di quanto sono lunghi.

Con la sua pelle levigata, le sue ciglia girate all’insù, il suo sguardo curioso ed allegro.

E con la sua storia. Piena di dignità. E di forza. E di fegato.

Non è nemmeno figlio mio, io sono solo la zia, la zia zitella innamorata. Mi sono sentita le lacrime salire dal petto fino agli occhi. Mi sono ritrovata commossa, affascinata, senza contegno. Mi sono scoperta ad annusarlo sul collo, a scoprire quei profumini che hanno anche i miei Bubini. Una mamma gatta, anche con lui.

No, la genetica non c’entra.

 

Figurarsi se c’entra il colore della pelle.

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9 thoughts on “Il guerriero

  1. Ciao Anna, è davvero molto che non scrivo più. Mancanza di tempo, soprattutto. Ma visto che non è un lavoro, se non lo “sento” semplicemente non scrivo. Questa volta ne ho sentito davvero l’esigenza.

  2. Che meraviglia!!!: la vita in ogni suo aspetto ci sorprende sempre perché ha in sé una forza e un mistero che conosciamo solo in parte. Auguri a te neo-zia e tantissimi auguri al neo-papà …e anche alla neo-mamma (anche se non la conosco): inizia un percorso unico anche per loro!!

  3. Mi riconosco nelle tue parole. Ricordo quando, una mattina di diversi anni fa, quando ancora lavoravo alla Nostra Famiglia con i bimbi disabili, mi è arrivato in trattamento un piccolo bimbo ganese. Aveva 8 mesi. Occhi neri e profondi, che brillavano come stelle. Pelle scurissima, in contrasto con il pannolino bianco, e profumata di bimbo e borotalco. Se non avesse avuto la mamma, me lo sarei portato a casa. L’amore non è questione di genetica, no, sono d’accordo con te. E’ solo una questione di cuore. Baci Giulia.

  4. Ciao cara, lieta di rileggerti.
    Attendiamo ansiosi di conoscere il piccolo guerriero e abbracciamo tutti voi zii genitori e nonni; una famiglia che cresce è un sorriso che si allarga al mondo.
    tanta felicità!

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