Nella provincia autonoma di Moccolandia si è aperta ufficialmente la stagione venatoria.
La caccia al moccolo è pratica assai diffusa non solo tra i gruppi genitoriali, ma anche tra la larga schiera dei sostituti (nonni, baby sitter, maestre) che rincorrono l’altrui prole nell’arduo tentativo di catturare la preda. Le specie interessate variano dal bianco, al giallo, al verdastro, fino all’ormai raro grigio cinerino, tipico dei tabagisti precoci o di chi soggiorna in aree particolarmente inquinate.
Le più comuni armi utilizzate sono i fazzoletti, che una volta usati tendono rapidamente a trasformarsi in oggetti di design, stazionando in mucchietti più o meno consistenti tra tavoli, mensole e piani d’appoggio. Per quanto i cacciatori se ne riforniscano in grandi quantità, la caratteristica principale dei fazzoletti è purtroppo la loro irreperibilità al momento del bisogno. Qui la fantasia del cacciatore ha la meglio. Si possono usare la manica della giacca, la tovaglia, il lenzuolo, o anche direttamente le dita, poi rapidamente spalmate sulla prima superficie disponibile, di qualunque genere essa sia.
La battuta di caccia è resa spesso difficoltosa dalla specie ospitante. Il lattante tende in genere a lappare gioiosamente il moccolo prima che si riesca a raggiungerlo. Il bambino più grande, notoriamente geloso delle sue manifestazioni corporee, moccoli compresi, a volte fugge con le prede tentando disperatamente di salvarle dal loro tragico destino.
Nota specie infestante, il moccolo tende a colpire più bambini nello stasso momento. Spesso e volentieri degenera in tosse, che diventa la piacevole e costante colonna sonora dell’intera stagione fredda.