Saggezze Bubine

Diverso tempo fa, in un momento di particolare sconforto, la Bubi mi diede il consiglio che trovate qui.

Con la celerità che mi contraddistingue, a distanza di oltre un anno finalmente ho trovato la forza di seguirlo.

E, gente, accidenti se aveva ragione.

Che dice il signor Camillo?

Immagino e mi auspico che la blogsfera tutta si infiammerà a dovere su questo articolo del mio giornale “preferito”, Libero. E spero non vi stufiate a sentirne ancora da me, soprattutto senza un’adeguata serie di link a proposito. Scusate, son mamma, non ho tempo.

E’ che questo signor Camillo, mi ha fatto veramente incazzare.

Se sapessi dove abita avrei la seria tentazione di rigargli la macchina, sgonfiargli le gomme, sedermi sul cofano della sua auto con tutto il mio peso di bismamma. Ma siccome sono una persona civile e beneducata, e soprattutto siccome non so dove abita, mi limiterò ad una serie di domande.

Perché un giornale nazionale spreca inchiostro per queste tesi da retrogradi?

Perché un signor Camillo qualsiasi ha la faccia tosta di pubblicare un’aberrazione del genere?

Perché la sua rubrica si chiama “libero pensiero” e non “pensiero medievale”?

Lo sapete perché?

Perché questa tesi è sostenuta. Da una buona parte della nostra povera Italia.

Perché è a questo che sta portando tutto lo sgretolamento dei servizi per la prima infanzia e per le mamme. A togliere le donne dai posti di comando. A riportarle dentro casa. Fuori dall’Università. Fuori dai posti di lavoro che contano. Fuori dalle stanze dei bottoni.

Se fate figli, siete fuori.

Ma se non fate figli, siete fuori lo stesso.

Perché tanto non contate un cazzo.

Meno male che c’è chi si incazza sul serio, ai piani alti. Come la ministra Fornero contro la rappresentanza del forum dei giovani arrivata ieri. Non c’era nessuna ragazza tra loro. E lei gli ha fatto una capa tanta.

“Questo è un atteggiamento culturalmente sbagliato, che non porta da nessuna parte”, ha dichiarato.

Ecco.

Adesso scatenatevi.

Per favore.

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Maternità facoltativa e flessibile – DOVEROSA RETTIFICA

Premessa: il mio post sulla maternità flessibile a ore è in assoluto il più letto dell’intero blog.

Eppure, axxarola, ho toppato.

Scusate.

Mi son fatta infinocchiare anch’io. A conti fatti NON è possibile usare la maternità facoltativa a ore. Troppo complicato da calcolare, dicono gli addetti.

Quello che vi posso lasciare però è un facsimile di calendario presentato da un’amica che userà la facoltativa a giornate.

Eccolo qui: facsimile_calendario_INPS

Una dritta: se potete, cercare di lavorare sempre di lunedì e venerdì. Infatti prendendo un lunedì o un venerdì di facoltativa vengono conteggiati anche il sabato e la domenica e di fatto si perdono 3 giornate invece di una sola.

Mi dispiace se con il mio post ho illuso qualcuno, ma magari è servito per smuovere un po’ le coscienze.

Infatti una facoltativa a ore servirebbe.

Eccome se servirebbe.

Interview

“No, perché vede, non metto in dubbio che lei sia una persona valida, ma io ho bisogno di qualcuno che mi presieda la posizione.”

Ma cos’é, una poltrona da primo ministro? Guai a chi la molla?

“Le spiego, se mi arrivano dei giornalisti mettiamo la domenica pomeriggio e mi avvisano con mezz’ora di anticipo, ci deve andare lei. E come fa?”

Beh, mi porto dietro i bambini, è ovvio. E magari improvviso un cambio di pannolino davanti a loro.

“Perché vede, poi i bambini si ammalano”.

Se è per questo anche gli adulti.

“Devono essere portati a scuola, in piscina, al nido”.

Bah. Siamo in due. Ci si organizza.

“Non voglio dire che serva lavorare 12 ore al giorno. Ma chi ha figli ha la testa da un’altra parte. E’ inevitabile.”

Cazzate. Voglio vedere se avrebbe detto lo stesso ad un uomo con figli.

“Non mi fraintenda, io non ho niente contro le donne con figli. Sono una donna anch’io”.

E meno male.

Sono sempre più convinta che le peggiori discriminazioni le facciano proprio le donne.

Consigli da Bubi

Io: Come è andata la tua giornata, Bubi?

Bubi: Bene, e la tua?

Io: ‘nsomma, non sono molto felice di come vanno le cose in ufficio.

Bubi: Perché?

Io: Mi stanno trattando un po’ male.

Bubi: Ho un’idea, mamma.

Io: Dimmi, tesoro.

Bubi: Tu vai via dal tuo lavorare così dopo tutti ti chiedono scusa.

Io: E’ un’ottima idea, Bubi. Un’ottima idea.

Se non ora quando

Ecco. Adesso faccio un po’ la bambina io.

Perché quello era un cliente mio.

L’ho cresciuto. Vezzeggiato. Viziato.

Non si è mai lamentato di me.

Ma ora il viaggio premio tocca alla Giovane Collega Senzafigli. Brava. Sveglia. In gamba. E soprattutto libera da impegni familiari.

Invece io resto qua. Alla finestra.

Certo.

Il viaggio premio magari non avrei potuto permettermelo.

Ma restare ad aspettare che qualcuno si accorga che ho ancora un cervello oltre ad un utero è davvero frustrante.

Ecco. Volevo solo farvelo sapere.

Domande

Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo.

La fatidica RIUNIONE DI SABATO MATTINA.

Quella che diremo-cose-molto-importanti.

Quella che non-puoi-mancare.

Quella che te-lo-dico-prima-così-ti-organizzi (dove “prima” significa ben due giorni di preavviso).

Quella che porco-cane-dove-li-piazzo-i-Bubini.

A chi glielo spiego che sabato è un giorno triangolino? Ho costellato il calendario di giorni con il quadratino (quando si va a scuola) e giorni con il triangolino (quando si sta a casa). Per la Bubi il triangolino è sacro. Nel giorno triangolino ci si sveglia con calma, ci si coccola mezz’ora sul lettone, si gioca in salotto prima e dopo colazione, si esce tutti insieme. Tutti insieme. Mamma, papà, Patato e Bubi.

Il giorno triangolino è un diritto inalienabile.

A chi glielo spiego che andare in ufficio nel giorno triangolino equivale per la Bubi ad un immane e imperdonabile tradimento?

Eh? A chi glielo spiego?

Rimandata

“Ne ho già parlato con il titolare, ma sa, volevo affrontare l’argomento anche con lei.” (Sì, dai fallo sentire importante).

“Riguardo?”

“Beh, sì, riguardo al part time. Per me è davvero vitale avere una risposta al più presto.” (Brava, vitale è la parola giusta, fa capire l’urgenza).

“…”

“Insomma, ho già spiegato qual è la mia situazione familiare.” (Buttiamola sul personale, mettiamoci anche un po’ di dramma esistenziale).

“…”

“Volevo anche ricordare che quando lavoravo 6 ore, rendevo per 9.” (Buttiamola sul lavorativo).

“…”

“E poi non mi sono mai tirata indietro nei periodi critici, facevo straordinari, venivo il sabato.” (Eh! e poi anche la sera, la notte… esagerata!).

“…”

“Insomma?”

“Beh, Giulia, è un periodo critico, lo sai. Il cliente richiede un servizio costante. Bisogna stargli vicino, coccolarlo. Perciò quello che ti chiedo, e questo va contro alle esigenze della tua famiglia. è: stai vicina all’ufficio.”

FacciaDiBronzo ha un cellulare che squilla con una musichetta idiota e si chiude la camicia fino all’ultimo bottone. Mentre parla, gira scartoffie senza alcun senso apparente. Prende decisioni con la velocità di un bradipo nano.

Mi siedo sulla riva. E aspetto.

Malinconia

Lunedì riprendo a lavorare.

Sono una di quelle privilegiate (come da definizione di Maria Star Gelmini) che si è concessa una luuuuuuuunga pausa dopo la nascita del Patato. Rientro in ufficio dopo quasi un anno di assenza. Non penso di essere mancata a nessuno. Del resto l’ufficio non è mancato a me.

Ho vissuto di presente in questi mesi. Il presente eterno dei bambini.

Non posso dire di essermi goduta ogni istante, perché non è così. Come i bambini, ho sofferto, ho gridato, ho pianto, ho fatto i capricci. Ho cercato di vivere tutto intensamente, come loro. Le pagine di questo blog sono state anche un modo per fermarlo questo presente. Per dargli concretezza, fisicità. Per rifletterci sopra senza lasciarlo semplicemente scorrere.

Questi mesi non torneranno più. Ora si corre. Run, baby, run.

Mi mancheranno le nostre giornate sprogrammate. Unico obiettivo: arrivare a sera senza impazzire e restando il più possibile all’aria aperta. Senza orari, a parte quelli dettati dai bambini. Mi mancherà la nostra routine parchetto dietro casa – panificio – rientro sbocconcellando il paninetto al latte. Mi mancheranno i risvegli rilassati, le mattinate in pigiama, i “cosa facciamo oggi?”.

In fondo sono stati belli proprio perché sono durati poco.

Tutta la vita così no, eh!? O sì?

Maternità facoltativa e flessibile

Ho scoperto l’acqua calda?

Interrompo le mie divagazioni personali per parlarvi questa volta di una possibilità concreta offerta dalla Legge 53/2000 sulla maternità.

Il periodo di maternità facoltativa (sei mesi totali) può essere anche frazionato. Ma sapete cosa significa concretamente? Significa che si può usufruirne anche a giornate oppure a ore.

Mi spiego meglio.

Una mamma, per ipotesi, che sta in maternità obbligatoria fino ai 3 mesi del bimbo, potrebbe prendersi altri 3 mesi di maternità facoltativa. E poi usare i successivi 3 mesi di facoltativa “usandone” 2 ore al giorno. Di fatto, fino a compimento del primo anno di vita del bimbo, potrebbe lavorare 4 ore al giorno usufruendo anche delle 2 ore di allattamento.

Oppure potrebbe scegliere di lavorare 3 giorni su 5.

E chissà quante altre formule sono possibili per agevolare gli incastri tra nido, nonni e baby sitter a cui sono costrette ogni giorno le mamme lavoratrici.

Chiaramente tutto questo varrebbe anche per i papà.

Non è fantastico?

Magari ho davvero scoperto l’acqua calda, ma se vi ho dato uno spunto interessante, informatevi con i vostri responsabili del personale e fatemi sapere!

ATTENZIONE LEGGI ANCHE LA MIA RETTIFICA!!!