“E’ tanto che non vado a dormire con te, Papais”.
Io (tra me e me, stupita): Tanto? sono mesi e mesi e mesi che vuoi solo la mamma, che la mamma non gode di una serata per sé che sia una. Oh, di grazia, che sia finalmente arrivato sant’Edipo salvatore di tutte le madri con figlie femmine?
Papais: “Come?”
Bubi: “Sì, Papais, questa sera voglio te.”
I due hanno trascorso una piacevole serata in tête à tête, trasformati in maghi, preparando pozioni nel loro “magatoio” (termine coniato dalla Bubi per indicare la fucina dei maghi). Ora, al momento della nanna, sarebbe brutto interrompere questo idillio.
Io (gongolante, dissimulando il ghigno di soddisfazione): “Andate, andate, buonanotte tesoro”.
Appena i due spariscono dalle scale, mi fiondo a sistemare la cucina. In un quarto d’ora è a posto, roba che neanche Silvan. Mi allungo in poltrona, lentamente, gustando il momento. Telecomando alla mano. E’ da più di un anno che non so cosa danno in televisione alle nove di sera.
Cinque minuti di piacevole zapping e sento: “Maaaammaaaa!”
Eccola.
Come sempre.
“Adesso vuole te”, commenta laconico il Papais.
Lei vuole me. Tutte le sere. Ha sostituito i peluche con il mio “braccino”, rigorosamente nudo, che accarezza finché non si addormenta. Resistere al tepore di quel letto è impossibile. Finisce che crollo anch’io. Magari svegliandomi all’una di notte pensando alla lunga lista di cose-da-fare-mentre-i-Bubini-dormono.
Intendiamoci.
La Bubi in quei 20/30 minuti prima di prendere sonno è dolcissima. Si lancia nelle confidenze più intime e più divertenti. Si lascia coccolare come un gattino.
Ma essere l’unica e insostituibile fonte del suo prender sonno non è una bella cosa.
No davvero.