Maternità facoltativa e flessibile – DOVEROSA RETTIFICA

Premessa: il mio post sulla maternità flessibile a ore è in assoluto il più letto dell’intero blog.

Eppure, axxarola, ho toppato.

Scusate.

Mi son fatta infinocchiare anch’io. A conti fatti NON è possibile usare la maternità facoltativa a ore. Troppo complicato da calcolare, dicono gli addetti.

Quello che vi posso lasciare però è un facsimile di calendario presentato da un’amica che userà la facoltativa a giornate.

Eccolo qui: facsimile_calendario_INPS

Una dritta: se potete, cercare di lavorare sempre di lunedì e venerdì. Infatti prendendo un lunedì o un venerdì di facoltativa vengono conteggiati anche il sabato e la domenica e di fatto si perdono 3 giornate invece di una sola.

Mi dispiace se con il mio post ho illuso qualcuno, ma magari è servito per smuovere un po’ le coscienze.

Infatti una facoltativa a ore servirebbe.

Eccome se servirebbe.

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Malinconia

Lunedì riprendo a lavorare.

Sono una di quelle privilegiate (come da definizione di Maria Star Gelmini) che si è concessa una luuuuuuuunga pausa dopo la nascita del Patato. Rientro in ufficio dopo quasi un anno di assenza. Non penso di essere mancata a nessuno. Del resto l’ufficio non è mancato a me.

Ho vissuto di presente in questi mesi. Il presente eterno dei bambini.

Non posso dire di essermi goduta ogni istante, perché non è così. Come i bambini, ho sofferto, ho gridato, ho pianto, ho fatto i capricci. Ho cercato di vivere tutto intensamente, come loro. Le pagine di questo blog sono state anche un modo per fermarlo questo presente. Per dargli concretezza, fisicità. Per rifletterci sopra senza lasciarlo semplicemente scorrere.

Questi mesi non torneranno più. Ora si corre. Run, baby, run.

Mi mancheranno le nostre giornate sprogrammate. Unico obiettivo: arrivare a sera senza impazzire e restando il più possibile all’aria aperta. Senza orari, a parte quelli dettati dai bambini. Mi mancherà la nostra routine parchetto dietro casa – panificio – rientro sbocconcellando il paninetto al latte. Mi mancheranno i risvegli rilassati, le mattinate in pigiama, i “cosa facciamo oggi?”.

In fondo sono stati belli proprio perché sono durati poco.

Tutta la vita così no, eh!? O sì?

Maternità facoltativa e flessibile

Ho scoperto l’acqua calda?

Interrompo le mie divagazioni personali per parlarvi questa volta di una possibilità concreta offerta dalla Legge 53/2000 sulla maternità.

Il periodo di maternità facoltativa (sei mesi totali) può essere anche frazionato. Ma sapete cosa significa concretamente? Significa che si può usufruirne anche a giornate oppure a ore.

Mi spiego meglio.

Una mamma, per ipotesi, che sta in maternità obbligatoria fino ai 3 mesi del bimbo, potrebbe prendersi altri 3 mesi di maternità facoltativa. E poi usare i successivi 3 mesi di facoltativa “usandone” 2 ore al giorno. Di fatto, fino a compimento del primo anno di vita del bimbo, potrebbe lavorare 4 ore al giorno usufruendo anche delle 2 ore di allattamento.

Oppure potrebbe scegliere di lavorare 3 giorni su 5.

E chissà quante altre formule sono possibili per agevolare gli incastri tra nido, nonni e baby sitter a cui sono costrette ogni giorno le mamme lavoratrici.

Chiaramente tutto questo varrebbe anche per i papà.

Non è fantastico?

Magari ho davvero scoperto l’acqua calda, ma se vi ho dato uno spunto interessante, informatevi con i vostri responsabili del personale e fatemi sapere!

ATTENZIONE LEGGI ANCHE LA MIA RETTIFICA!!!

Complimenti, mamma Gelmini

Non resisto alla tentazione di segnalarvi l’intervista alla neo-mamma Mariastella Gelmini uscita la settimana scorsa su Io Donna (se ve la siete persa, la trovate qui).

La Ministra, tornata al lavoro dopo 10 giorni dal parto, “racconta che interrompe il lavoro solo per allattare Emma”.

Ha seguito le polemiche per le sue dichiarazioni sul fatto di potersi permettere un rientro così rapido, a differenza di altre donne meno fortunate?
La gravidanza è una cosa unica, è proprio come dicono. Uno stato di beatitudine che dà una forza incredibile, che non conoscevo. Ti senti più forte di prima. Anch’io, come la D’Amico, ho più facilità di altre donne a tornare subito a lavorare senza trascurare mia figlia. Ma non vuol dire non essere una buona mamma, dovrebbero farlo tutte.

Però le donne normali che lavorano dopo il parto sono costrette a stare a casa.
Lo giudico un privilegio.

Un privilegio? Non è un diritto?
Una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare sacrifici.

Grazie, signora Ministra. Ora ho capito. E’ l’ottimismo che ci vuole. Non gli asili nido, i permessi retribuiti, i congedi flessibili, le facilitazioni per i part-time. Visto che ce l’ha fatta Lei, solo con il Suo ottimismo, a conciliare figli e lavoro, ce la possiamo fare anche noi, donne normali. Noi sfigate che lottiamo contro gli squilibri ormonali, le ragadi, le notti in bianco, le malattie virali e soprattutto contro i sensi di colpa. Noi che al rientro al lavoro (se rientreremo) non troveremo nemmeno più la scrivania. Se non l’abbiamo già persa appena rimaste incinte.

Per fortuna che ce l’ha ricordato Lei, signora Ministra, che ci vogliono sacrifici. Speriamo che il Suo esempio illumini il Suo Capo, che si decida una buona volta a dare un taglio a quelle fannullone privilegiate che in assenza di nonni disponibili o soldi per nidi e baby sitter stanno a casa a far le mantenute. Alla faccia di quei comunisti di Save The Children, che l’altro ieri hanno denunciato la pericolosa povertà delle madri in Italia (vedi il rapporto qui).

Grazie, Mariastella. Da una mia quasi coetanea non potevo aspettarmi di meglio.

Per commenti molto più seri e completi del mio vi rimando ai seguenti:

Da Panzallaria

Da Genitori Crescono

Da The Italian Mom

Da Mamma Felice