Tossicodipendenze

I Bubini creano dipendenza.

L’ha dimostrato il Papais quando eravamo al mare. Tra un mojito e un amaro mi inviò il famoso sms: “Odio questo tempo libero”. Non credo che lo cancellerò mai. Potrebbe sempre tornare utile a scopo ricattatorio.

L’ha dimostrato il Nonnoprof, che è stato il mio insostituibile “ragazzo alla pari”. Dopo tre settimane con noi, mentre si godeva le meritatissime vacanze in Sicilia, ancora aveva il coraggio di dire che i Bubini gli mancavano.

Il Nonnoprof è una figura mitica nella vita dei miei Bubini e non ho ancora parlato molto di lui in questo blog solo perché non ho ancora trovato le parole giuste. Il Nonnoprof era un papà uscito dal Sessantotto, che ci faceva il bagno e ci leggeva storie. Era generoso, instancabile, fantasioso, paziente, allegro e attento. E ora è irrimediabilmente, definitivamente Bubino-dipendente.

L’infezione è scoppiata con la Bubi. A dieci mesi, le preparava pappe e le cambiava pannolini con l’abilità di una nanny inglese. A 12 mesi, insisteva perché non andasse al nido. A 18 mesi le insegnava nomi impronunciabili di piante e fiori. A 24 mesi le mostrava affreschi e mosaici.

Con l’arrivo del Patato il morbo è dilagato senza ritegno. Il Nonnoprof si presentava alle 8 del mattino per darmi una mano. Se ne andava alle 6 della sera con l’immancabile patacca di rigurgito sulla spalla e con il sorriso estatico di chi si è appena sparato la sua dose.

Al mare non ha dormito. Non ha letto. Non ha riposato. Ma alle sei della mattina scattava al primo vagito del Patato. E mentre noi ci scambiavamo le prime coccole, veniva a osservarci. Discreto. Con gli occhi umidi.

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Senza pietà

Le mamme non si ammalano. Mai.

Quando la mia testa è un tendone da circo in cui rimbomba il più minimo fruscio. Quando il mio naso è un rubinetto rotto che si è scassato i maroni di essere soffiato e ora fa sciopero. Quando i miei occhi sono due fessure rosse e pruriginose. Quando gli starnuti sono boati che mi sconquassano dentro e fuori. Quando venderei un rene per un’ora senza i Bubini, ma il caso vuole che tutti i nonni siano in ferie. E il Papais lavori.

Perché tu, Bubi, insisti che non ti scappa la pipì e poi la fai immancabilmente sul tappeto del bagno? Perché ripeti che non vuoi fare la nanna quando si vede benissimo che crolli dal sonno (e anche io)? Perché vuoi sempre la mamma per raccontarti la storia anche se con la voce nasale non viene bene? Perché pianti capricci che sarebbero insopportabili per qualunque umano figurarsi per uno zombie raffreddato?

E perché tu, Patato, caghi ogni ora costringendomi a cambiarti quindici volte in un giorno (e questa volta benedicendo il raffreddore)? Perché dimostri il tuo apprezzamento alla pappa facendo il brum-brum della macchina e riempiendo me e i miei occhiali di resti appiccicosi? Perché ti vomiti addosso appena ti ho messo il pigiamino pulito? Perché ti svegli cinquecento volte per notte (e magari sono “solo” cinque, ma a me sembrano molte di più)?

Che ve lo chiedo a fare.

Io lo so perché.

Perché voi non avete pietà.

Le mamme che invidio (Parte seconda)

Tutte le cose che mamma Giulia continua a non riuscire a fare.

Invidio e ammiro con assoluta sincerità le mamme che usano i pannolini lavabili. Ne guadagna l’ambiente e ne guadagna il culetto dei loro bambini. Io mi son lasciata banalmente scoraggiare dall’idea delle mille lavatrici da fare. Già non riesco a star dietro a quelle normali.

Invidio le mamme che hanno una stanza per i giochi. Da noi i giocattoli della Bubi hanno invaso con sistematicità ogni angolo di casa. E dire che il Patato non sta ancora contribuendo.

Invidio le mamme che fanno splendide acconciature alle loro bambine. Mi accontenterei anche di semplici codini. Quando ci provo, la Bubi fugge inferocita, manco le avessi proposto la cicuta. Come al solito il discorso l’ha chiuso brillantemente il Papais: “I capelli son suoi, li tiene come vuole”. Parole sante.

Invidio le mamme che hanno insegnato ai figli a stare composti a tavola. Da quando abbiamo tolto la barriera al seggiolone Stokke, la Bubi scorrazza come una scimmia da una sedia all’altra, quando non cerca di arrampicarsi sulla tavola. Il più delle volte mangia reggendosi con una gamba sola sul bordo del poggiapiedi.

Invidio le mamme che riescono a mettere a nanna i loro figli contemporaneamente. Le poche volte che ci ho provato, siamo finiti uno sopra l’altro sul lettone. Il Patato agganciato alla tetta e la Bubi accovacciata sulle mie cosce. Alla faccia di Estivill e di “Fate la nanna”.

Invidio le mamme che si fidano del loro istinto. E’ la migliore delle strategie, che nessun libro può insegnare. Io la sto imparando a poco a poco.

Invidio le mamme calme, che non perdono la pazienza, che applicano sempre e comunque il metodo dell’empatia. E’ un periodo un po’ difficile per la mia Bubi, ne parlerò presto in un post. Mi sta davvero mettendo alla prova e la pazienza la perdo, eccome se la perdo.