“E’ che mi piacciono i lieti fini!” (Fata Fauna, in “La Bella Addormentata nel Bosco”).
Lo spunto mi è venuto da un bel post di Wonderland (questo, che però si riferiva anche a questo del 2010). E ho pensato di raccontarvi dei miei ultimi Capodanni. Da quando io e il Papais ci siamo nostro malgrado tristemente isolati dall’adorato gruppo di beoni senza figli, abbiamo dovuto inventarci dei fine d’anno, diciamo, alternativi.
2007 – Il Capodanno geriatrico
La Bubi di due mesi. Due coppie di amici comprensivi (rigorosamente senza figli) venuti a cenare da noi. Cena sciccosa con varie portate. Io, ricoperta per 7 giorni su 7 dalla tutona macchiata di rigurgito, per l’occasione ero inguantata in un tubino aderente. Peccato che dal tubino aderente mi uscisse la panza post-partum da tutte le parti. Peccato che dopo qualche ora il tubino aderente si fosse vergognosamente bagnato sulle tette. Peccato che a fine serata lo stesso tubino aderente si fosse trasformato in un tappeto di vomitini. La cena bene. Il dopo cena un po’ meno, visto che la più sveglia di tutti era proprio la Bubi. Che all’epoca non si addormentava mai prima delle 2-3 di notte. Finiamo la serata sbadigliando davanti ad un film. Vagheggiando sulle prodezze degli amici beoni in montagna.
2008 – Il Capodanno staffetta
Il Papais al cenone fino alle 23.30. Poi un veloce brindisi insieme a mezzanotte. E poi via da sola in macchina, sotto una nevicata che non si vedeva dall’Ottantanove. Il Gugli-deejay in forma. Le amiche in tiro. L’alcool finalmente disponibile visto che l’allattamento è graziaddio finito. Nottata super. Rientro tragico. La Bubi in piena crisi di mammite. Io che puzzo di fumo e di vino e mi sento l’emblema della mamma degnere.
2009 – Il Capodanno privé
A casa nostra. Con il Bubino arrivato da due settimane. Un piede ingessato. La Bubi felicemente scopertasi sorella maggiore. Il Papais teneramente prodigo di gentilezze. Un bijoux.
2010 – Il Capodanno della svolta
La festa non sarà stata memorabile come le tante passate con gli amici beoni. Sarà anche vero che non abbiamo ballato, non abbiamo bevuto, non abbiamo fatto il count-down abbracciati e ubriachi. Ma quello del 2010 per me è stato il Capodanno della svolta.
Perché festeggiare l’ultimo raccontando storie ai bambini mi è piaciuto da morire.
Perché giocare insieme a loro è stato fisicamente più impegnativo di una serata rock.
Perché vederli collassare sul divano uno sopra all’altro è stato assai più divertente che assistere gli amici sbronzi.
Perché brindare ai primi passi del Bubino, quello sì, è stato davvero memorabile.
Perché sto lentamente completando la trasformazione.
Da strana crisalide ibrida che invidia ferocemente le amiche senza figli (quelle coi tacchi, quelle con la biancheria intima giusta, quelle in forma, quelle in carriera, quelle che flirtano, quelle che escono agli aperitivi, alle cene, ai dopocena, e agli “ultimi”), sto diventando davvero una mamma.
E sapete cosa vi dico?
Mi piaccio così.