Svolta estiva

Come sopravvivere ad una vacanza con i Bubini e riuscire perfino a divertirsi.

Chiara come un capello ossigenato. Semplice come una pasta al burro. Evidente come un appunto segnato su un post-it fosforescente.

Ecco che LA soluzione mi è apparsa come in trance durante queste vacanze.

Sono loro che devono divertirsi in vacanza. Se loro sono sereni e felici e rilassati tutto il resto viene di conseguenza.

Perfettamente inutile, se non deleterio, pensare al nostro divertimento, se si va in ferie con i figli. Noi abbiamo ridimensionato drasticamente le aspettative. No libri, no giornali, no svacco in panciolle, no mercatini, shopping, concerti, passeggiate senza meta.

Niet.

Ci siamo focalizzati solo su di loro, organizzando le giornate cercando tutto quanto potesse essere di loro gradimento. Fattorie didattiche. Laboratori artistici. Gite in mountain-bike. Parchi gioco. Spettacoli di marionette.

Siamo diventati esausti automi schiavizzati?

Eh, no, cari miei.

Complice una zona ricchissima di iniziative per le famiglie (non per far pubblicità, ma proprio per farne tanta, sto parlando della Val di Fassa, in Trentino. Andateci e capirete).

Complici giornate lunghe e piene di sole.

Complice la nostra complicità, tra me e il Papais, che in realtà non abbiamo mai perso, ma forse solo un po’ sotterrato tra lo stress degli ultimi mesi. Una complicità che ci ha portato ad applicare tacitamente e senza fatica la regola dell’ora d’aria [n.d.a. La regola va letta così: mamma e papà hanno diritto, a turno, durante la giornata, ad un momento libero dai Bubini, da impiegare a piacimento. Importantissimo: mai rinfacciare il tempo effettivamente impiegato o il tipo di relax scelto, del genere “io ho letto il giornale mezz’ora, mentre tu ti sei fatto/a un’ora e mezza di sauna, bastardo/a!”].

Insomma, ci siamo ritrovati come per magia tutti e quattro rilassati, felici e vacanzieri come mai prima d’ora.

E, lasciatemelo dire, totalmente e ciecamente innamorati gli uni degli altri.

Il Bubino della Bubi.

La Bubi del Bubino.

La mamma del Papais.

Il Papais della mamma.

Mamma&Papais dei nostri splendidi Bubini. Meravigliosamente buoni. Abbronzati e belli. Socievoli e divertenti.

I Bubini di Mamma&Papais. Finalmente concentrati davvero su di loro. Senza ansie multitasking. Spensierati e srorologiati.

Fossimo sempre in vacanza saremmo davvero la Famiglia Cuore.

Peccato che per il resto dell’anno si finisca per starci amichevolmente sui maroni a vicenda.

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Inversione di ruoli

Io, in mezzo a loro nel lettone. Il Bubino già addormentato, con un musetto paurosamente dolce. La Bubi che ancora scalpita al mio fianco, cercando la posizione.

Io: “Bubi, sono davvero felice di essere al mare con voi. Anche se non c’è il Papais ce la stiamo cavando alla grande, vero? Vi voglio benissimo, tesori miei”.

Bubi: “Okkei, però adesso si dorme, eh?”

 

Come avrete intuito siamo in pausa vacanze. Mai così necessarie come quest’anno.

Buona estate a tutti!

Tossicodipendenze

I Bubini creano dipendenza.

L’ha dimostrato il Papais quando eravamo al mare. Tra un mojito e un amaro mi inviò il famoso sms: “Odio questo tempo libero”. Non credo che lo cancellerò mai. Potrebbe sempre tornare utile a scopo ricattatorio.

L’ha dimostrato il Nonnoprof, che è stato il mio insostituibile “ragazzo alla pari”. Dopo tre settimane con noi, mentre si godeva le meritatissime vacanze in Sicilia, ancora aveva il coraggio di dire che i Bubini gli mancavano.

Il Nonnoprof è una figura mitica nella vita dei miei Bubini e non ho ancora parlato molto di lui in questo blog solo perché non ho ancora trovato le parole giuste. Il Nonnoprof era un papà uscito dal Sessantotto, che ci faceva il bagno e ci leggeva storie. Era generoso, instancabile, fantasioso, paziente, allegro e attento. E ora è irrimediabilmente, definitivamente Bubino-dipendente.

L’infezione è scoppiata con la Bubi. A dieci mesi, le preparava pappe e le cambiava pannolini con l’abilità di una nanny inglese. A 12 mesi, insisteva perché non andasse al nido. A 18 mesi le insegnava nomi impronunciabili di piante e fiori. A 24 mesi le mostrava affreschi e mosaici.

Con l’arrivo del Patato il morbo è dilagato senza ritegno. Il Nonnoprof si presentava alle 8 del mattino per darmi una mano. Se ne andava alle 6 della sera con l’immancabile patacca di rigurgito sulla spalla e con il sorriso estatico di chi si è appena sparato la sua dose.

Al mare non ha dormito. Non ha letto. Non ha riposato. Ma alle sei della mattina scattava al primo vagito del Patato. E mentre noi ci scambiavamo le prime coccole, veniva a osservarci. Discreto. Con gli occhi umidi.